Prime volte - Rieti Trasgressiva

Prime volte - Rieti Trasgressiva

Prime volte

Per la sottoscritta, trascorrere l'adolescenza in un piccolo paese alle pendici dell'Appennino sapendo, sin da piccola, di essere attratta dalle donne non è stato facile: ho sempre cercato, sbagliando, di tenere nascosti i miei gusti a letto e, le poche avventure che ho avuto, sono state clandestine, lontane da sguardi indiscreti. Di una cosa, però, sono sempre stata curiosa: pur non essendo per niente attirata dagli uomini, ho sempre voluto provare la sensazione di avere per le mani un cazzo, duro e caldo, con cui divertirmi.
Per questo, molte volte sola nella mia stanzetta, sognavo avventure cariche di eros con delle splendide trans, e l'occasione per avverare i miei più inconfessabili desideri si presentò quando, fresca matricola universitaria, mi trasferii a Milano per il mio primo anno accademico.

La città fu come un pugno allo stomaco per me, completamente sopraffatta dalla quantità di gente e dal caos cittadino, e le prime settimane non feci mai una deviazione dal mio tragitto che da casa mi portava all'università.
Ma le esigenze naturali di una ragazza giovane come me iniziarono presto a farsi sentire, e non mi bastavano più gli sfiziosi dildo e i succhia clitoride che mi ero comprata nel sexy shop sotto casa, volevo carne viva, pulsante, volevo una scopata come si deve. Una veloce ricerca su internet mi fece trovare una miriade di locali lesbo e queer in un men che non si dica: benedetta Milano, così ricca di occasioni per un po' di buon sesso!
Scopro che, a due isolati dalla mia piccola mansarda in affitto, ce n'è uno ben recensito, così decido di andarci quella sera stessa, andassero al diavolo tutte le mie ansie da ragazzetta provinciale...
Appena entrata rimasi stordita dal mix di musica ad alto volume, interni coloratissimi e quantità di persone interessanti, così per sciogliermi mi precipitai al bancone, ordinando un negroni bello forte. Dopo qualche sorso mi sentii meglio e iniziai a guardarmi intorno per sondare il terreno, ma ben presto scoprii che non ero la cacciatrice come pensavo, bensì la preda: una bellissima ragazza, vestita fin troppo bene per il genere di locale in cui ci trovavamo, mi stava squadrando da capo a piedi, giocando con le labbra con la cannuccia del suo drink. Appena si vide scoperta, mi si avvicinò e si presentò, dicendo di chiamarsi Cinzia. La voce, però, la tradì immediatamente, così seppi subito che si trattava di una trans, per quanto minuta e femminile fosse: avevo fatto bingo, cercavo un'avventura di una notte e ora avevo la possibilità non solo di spassarmela un po', ma addirittura di farlo con il mio sogno proibito per antonomasia, niente male per la prima sera di ricerca...

Cinzia era a caccia, Cinzia voleva godere, Cinzia voleva me, bastarono un paio di battute per farmelo capire chiaramente e quando, parlando del più e del meno, seppe che a casa avevo una bottiglia di ottimo gin appena aperta, con una faccia tosta di tutto rispetto si invitò da me.
La mia voglia però era troppa e non esitai nemmeno un attimo, così la presi per mano e la condussi direttamente davanti alla porta del mio appartamento, cercando freneticamente nella borsa le chiavi. La cosa si stava rivelando più complicata del previsto, anche perché Cinzia iniziò, da dietro, a baciarmi sul collo, mandandomi letteralmente in tilt. Aperta la porta, non feci in tempo a girarmi che lei mi fu addosso, sfilandomi la gonna con un colpo solo. Non fui da meno e, dopo averle quasi strappato le mutande di dosso, sfoderai la sua verga, già durissima. L'immagine di quel grosso pezzo di carne, con cui mai avevo avuto a che fare, mi intimorì per un momento, avevo paura di non sapere bene come fare, ma Cinzia, forse capendo la situazione, fu splendida e, con estrema dolcezza, guidò la mia mano, lasciando che esplorassi per bene tutta la lunghezza del suo membro.
Cominciai lentamente, portando delicatamente le dita dalla punta verso la base, per poi passare ad un ritmo più deciso, impugnando come meglio potevo quell'enorme uccello, fino a quando non mi sentii pronta per provare ad assaggiarlo: appena me lo cacciai in bocca, iniziai a sentire che diveniva sempre più duro e, non potendo trattenermi oltre, spostai di lato le mie mutandine e iniziai a toccarmi con una foga di cui non mi credevo capace. Sentivo che ero fradicia dall'eccitazione, che raggiunse il culmine quando fu Cinzia ad occuparsi di me: staccò il suo membro dalla mia bocca, nonostante quasi le implorassi di farmelo gustare ancora un po', e si concentrò sulla mia passera, prima usando solo le dita, poi aggiungendoci le sue fantastiche labbra, con cui baciò ogni millimetro di quello che avevo tra le cosce.
Così, a gambe larghe sdraiata sul divano, mi stavo rifacendo di tutte le sere in cui mi ero sentita sola, grazie a quella meravigliosa trans che mi stava leccando con una passione che, fino ad allora, non avevo mai conosciuto. La sua lingua non tralasciò proprio nulla, ed andò a concentrarsi sul mio piccolo ano, che solitamente consideravo off limits, ma d'altronde, dato che ero in ballo, tanto valeva ballare per bene, quindi non opposti nessuna resistenza quando mi infilò prima il mignolo, poi anche l'anulare, dilatandomi per bene il culo.
Dalla sua borsetta sfilò un plug anale e, facendomelo bagnare per bene con la saliva, me lo mise dietro, per passare poi a infilare la punta del suo cazzo nella mia fica, che sembrava non aspettare altro.
Nelle mie relazioni passate, ero stata scopata più volte da ragazze con uno strap on, ma Cinzia e il suo membro caldissimo erano un qualcosa mai provato prima, e i miei vicini di casa, che sicuramente avranno sentito tutto, possono confermare quanto mi stessi divertendo. Ma il piatto principale della mia nuova amica doveva ancora essere servito: oramai avevo capito, voleva anche il mio culo, così, preparato a dovere dal suo sex toy, non trovò nessuna difficoltà a spingermi dentro tutti i suoi centimetri, facendomi sbarrare gli occhi da quel fantastico mix di piacere e leggero dolore.
Se all'inizio, appena mi mise a novanta, ci andò piano, man mano che passavano i minuti il suo ritmo aumentava, così come la forza dei suoi colpi, e io non potevo far altro che mordere il cuscino del divano per tentare di non svegliare tutto il condominio, annunciando loro che sì, stavo godendo come una matta, anche perché Cinzia non si stava certo dimenticando della mia passera, sempre al centro delle attenzioni delle sue lunghe e abili dita.
Il mio orgasmo finale fu fortissimo e non riuscii a trattenere le urla, che sembravano venirmi dal profondo, giusto qualche istante prima che la trans, sfilatasi il preservativo, mi riverso tutto il suo succo sulla schiena, letteralmente inondandomi dal sedere alle scapole con abbondanti schizzi densi.

Quando, dopo qualche minuto di relax insieme, Cinzia decise di andarsene, ero malinconica e triste, perché temevo che quella notte sarebbe stata irripetibile ma, l'indomani, notai sul tavolino del salotto un pezzo di carta con un numero: doveva avermelo scritto di soppiatto mentre ero distratta, dopotutto dovevo esserle piaciuta. Non l'ho ancora chiamata però, scrivendo queste righe, mi è tornata la voglia di aver a che fare con una di quelle splendide creature, e sicuramente lei è la trans di Milano più porca sulla piazza, quasi quasi la richiamo subito...

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